I lavori effettuati sulla Sindone si inseriscono pienamente nelle indicazioni
che in questi anni la Commissione per la conservazione ha fornito al Custode
(della Commissione fanno parte scienziati di varie nazioni, il cui compito
è di studiare le migliori condizioni di mantenimento del Telo, ed
indicare le applicazioni necessarie).
«L'intervento di restauro eseguito - dice ancora il cardinale
Poletto - è stato autorizzato per iscritto dalla Santa Sede. Ed
è stato effettuato adempiendo pienamente alle due condizioni che
la Santa Sede stessa aveva richiesto: che vi fosse il consenso unanime
dei membri della Commissione per la conservazione della Sindone, e che
venissero debitamente informate e tenute al corrente le autorità
dello Stato italiano (la Soprintendenza regionale piemontese al Patrimonio,
ndr) competenti».
Tutti gli Arcivescovi di Torino Custodi della Sindone nel dopoguerra, da Fossati a Pellegrino, da Ballestrero a Saldarini ed ora Poletto hanno sempre ritenuto il problema della conservazione come assolutamente prioritario: per questo esiste da anni una Commissione incaricata di studiare e mettere a punto gli interventi sul Telo. Ovviamente le indicazioni della Commissione sono sottoposte all'approvazione del Custode e del Santo Padre che dal 1983, per lascito testamentario di Umberto II di Savoia, è proprietario della Sindone.
La "svolta" nella strategia di conservazione si è avuta con la
decisione di mantenere il Telo non più arrotolato intorno a un rullo
di legno, come è stato per secoli fino al 1997, quando la Sindone
si trovava nella Cappella del Guarini e poi nel Duomo di Torino fino all'incendio
dell'11 aprile. Per mantenere la Sindone distesa è stato necessario
studiare un "sistema" interamente nuovo, poiché il Telo misura m
4,36 per 1,10, e risulta dunque decisamente più "ingombrante" di
una casetta di legno… In questi anni, dal 1997 in poi, sono state via via
realizzate le teche per le ostensioni del 1998 e del 2000, e la teca per
la conservazione permanente; nel Duomo di Torino sono stati individuati
e attrezzati gli spazi per la custodia della Sindone stessa, in modo che
abbia una collocazione dignitosa e sicura senza però interferire
con la vita liturgica della Cattedrale.
Anche gli interventi più recenti sul Telo (effettuati in prossimità
delle due ostensioni del '98 e del 2000, e ora nella tarda primavera del
2002) vengono a completare la nuova strategia di conservazione: mantenendo
in questi anni la Sindone distesa, è stato infatti possibile contenere
il problema delle "pieghe", che increspavano il tessuto e rendevano problematico
ogni spostamento o srotolamento. "Gli ultimi interventi - commenta ancora
il Custode - sono stati urgenti e necessari, perché hanno contribuito
a rimuovere dal Telo impurità e residui che potevano compromettere
nel tempo le condizioni di conservazione, e danneggiare la leggibilità
stessa dell'immagine". Ovviamente tutto il materiale raccolto non è
"disperso", ma è catalogato e viene conservato con cura. Per il
cardinale, questo intervento rivelerà nei prossimi anni tutta la
sua utilità "storica", proprio perché avrà contribuito
a restituire la Sindone alle migliori condizioni possibili di mantenimento,
in rapporto anche alle tecnologie di cui la scienza attualmente dispone.
Il lavoro della conservazione non ha niente da spartire con il programma di ricerche scientifiche sulla Sindone; così come non è in programma nessun'altra prova con il Carbonio 14 per verificare la datazione del Lenzuolo.