1. Cosa certamente è la Sindone
È un lenzuolo di lino che ha certamente avvolto il cadavere di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso con chiodi, trapassato da una lancia al costato. Le tradizionali dimensioni erano riportate come 436 cm di lunghezza e 110 cm di larghezza fino a tempi recenti. Dal 1998 nelle pubblicazioni ufficiali le dimensioni erano date come 437 cm per 111 cm. Dopo l’intervento dell’estate 2002, le nuove misure comunicate ufficialmente sono 442 cm per 113 cm.
Le macchie di sangue e di siero presenti sono irriproducibili con mezzi artificiali. È sangue coagulatosi sulla pelle di un uomo ferito e ridiscioltosi a contatto con la stoffa umida. Si tratta di sangue umano maschile di gruppo AB che all'analisi del DNA è risultato molto antico.
Il sangue è dello stesso tipo di quello riscontrato sul Sudario conservato nella Cattedrale di Oviedo (Spagna), una tela di 83 x 52 cm che presenta numerose macchie di sangue simmetriche, passate da una parte all'altra mentre era piegata in due. La tradizione la definisce Santo Sudario o Sagrado Rostro, cioè Sacro Volto. La preziosa stoffa giunse ad Oviedo nel IX secolo, in un'Arca Santa di legno con altre reliquie, proveniente dall'Africa settentrionale. Il sangue presente sul Sudario è umano, appartiene al gruppo AB e il DNA presenta profili genetici simili a quelli rilevati sulla Sindone. Il Centro Español de Sindonologia (http://www.linteum.com) ha ulteriori informazioni sul Sudario di Oviedo nel suo website.
Interessante anche il confronto con gli studi compiuti sui resti del miracolo eucaristico di Lanciano (Chieti). Qui nel sec. VIII, nella chiesa di san Legonziano, nelle mani di un monaco basiliano che dubitava della presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche, al momento della consacrazione l'ostia diventò carne e il vino si mutò in sangue. Dalle indagini compiute nel 1970 da Odoardo Linoli, libero docente in anatomia e istologia patologica e in chimica e microscopia clinica all'Università di Siena, risultò che la carne è vero tessuto miocardico di un cuore umano e il sangue è autentico sangue umano del gruppo AB.
Oltre al sangue, sulla Sindone c'è l'immagine del corpo che vi fu avvolto. Questa immagine, dovuta a degradazione per disidratazione e ossidazione delle fibrille superficiali del lino, è paragonabile ad un negativo fotografico. È superficiale, dettagliata, tridimensionale, termicamente e chimicamente stabile. È stabile anche all'acqua, non è composta da pigmenti, è priva di direzionalità e non è stata provocata dal semplice contatto del corpo con il lenzuolo: con il contatto il telo o tocca o non tocca. Non c'è via di mezzo. Invece sulla Sindone c'è immagine anche dove sicuramente non c'era contatto. I suoi chiaroscuri sono proporzionali alle diverse distanze esistenti fra corpo e telo nei vari punti di drappeggio. Si può dunque ipotizzare un effetto a distanza di tipo radiante.
Sotto le macchie di sangue non esiste immagine del corpo: il sangue, depositatosi per primo sulla tela, ha schermato la zona sottostante mentre, successivamente, si formava l'immagine.
2. Cosa certamente non è la Sindone
L'immagine non è stata prodotta con mezzi artificiali. Non è un dipinto né una stampa: sulla stoffa è assente qualsiasi pigmento. Non è il risultato di una strinatura prodotta con un bassorilievo riscaldato: le impronte così ottenute passano da parte a parte, tendono a sparire, hanno diversa fluorescenza e non hanno caratteristiche tridimensionali paragonabili a quelle della Sindone.
3. Cosa non conosciamo della Sindone
Il meccanismo fisico-chimico all'origine dell'impronta. Si può ipotizzare un meccanismo come un fiotto di radiazione non penetrante che si attenua con il passaggio nell'aria, che diminuisce con la distanza.
4. Perché la Sindone non può essere
medievale
La manifattura rudimentale della stoffa, la torcitura Z (in senso orario) dei fili, la tessitura in diagonale 3 a 1, la presenza di tracce di cotone egizio antichissimo, l'assenza di tracce di fibre animali rendono verosimile l'origine del tessuto nell'area siro-palestinese del primo secolo. |
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La biblista Maria Luisa Rigato ritiene che la Sindone possa essere un lino pregiato, disponibile presso il Tempio di Gerusalemme, usato per la sepoltura “regale” di Gesù. Tessuti di lino finissimo (bisso) erano reperibili a Gerusalemme nel Santuario per le vesti dei sacerdoti e per i velari del Tempio. Queste preziose stoffe provenivano anche dall’India. Nel pomeriggio dello Yom Kippur il Sommo Sacerdote si vestiva di pregiato lino indiano.
Interessante l’identificazione su campioni sindonici di notevoli tracce di DNA delle popolazioni dell’India e mediorientali. In particolare è interessante l’aplogruppo H33, molto raro, perché si trova principalmente presso i Drusi, una minoranza etnica presente in Israele, Giordania, Libano e Siria.
Nel medio evo erano completamente ignorate le conoscenze storiche e archeologiche sulla flagellazione e la crocifissione del I secolo, di cui si era persa la memoria.
L'eventuale falsario medievale non avrebbe potuto raffigurare Cristo con particolari in contrasto con l'iconografia medievale: corona di spine a casco, trasporto sulle spalle del solo patibulum (la trave orizzontale della croce), chiodi nei polsi e non nelle mani, corpo nudo, assenza del poggiapiedi. Inoltre avrebbe dovuto tener conto dei riti di sepoltura in uso presso gli ebrei all'epoca di Cristo.
Lo stesso falsario avrebbe dovuto immaginare l'invenzione del microscopio, avvenuta alla fine del XVI secolo, per aggiungere elementi invisibili ad occhio nudo: pollini, terriccio, siero, aromi per la sepoltura, aragonite.
Il falsario avrebbe dovuto conoscere la fotografia, inventata nel XIX
secolo, e l'olografia realizzata negli anni '40 del XX secolo. Avrebbe
dovuto saper distinguere tra circolazione venosa e arteriosa, studiata
per la prima volta nel 1593, nonché essere in grado di macchiare
il lenzuolo in alcuni punti con sangue uscito durante la vita ed in altri
con sangue post-mortale; rispettando inoltre, nella realizzazione delle
colature ematiche, la legge della gravità, scoperta nel 1666.
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Ammessa la conoscenza di tutte queste nozioni scientifiche, l'ipotetico contraffattore avrebbe dovuto avere la capacità ed i mezzi per produrre l'oggetto. È inconcepibile che un falsario di tale sovrumana levatura sia rimasto completamente sconosciuto a contemporanei e posteri dopo aver prodotto un'opera così perfetta; egli avrebbe però utilizzato una stoffa appena uscita dal telaio, e quindi medievale, vanificando tutti i suoi poteri di preveggenza sulle future scoperte scientifiche. Alla luce delle conclusioni scientifiche attuali, però, è innegabile che la Sindone abbia avvolto un cadavere. Sarebbe dunque da ipotizzare non un falsario-artista, ma un falsario-assassino; le difficoltà in questo secondo caso non sarebbero minori. |
Sarebbe stato impossibile per lo spregiudicato omicida trovare una vittima il cui volto fosse congruente in diverse decine di punti con le icone di Cristo diffuse nell'arte bizantina; e, soprattutto, "pestare a sangue" l'uomo in maniera adeguata, in modo da ottenere determinati gonfiori del viso riprodotti nelle icone. Ne avrebbe dovuti uccidere parecchi prima di raggiungere il suo scopo: sarebbe stato, quindi, un serial killer imprendibile... Anche altri particolari, come l'apparente assenza dei pollici e la posizione più flessa di una gamba, sono in sintonia con le antiche raffigurazioni del Cristo morto, ma difficilmente riproducibili con un qualsiasi cadavere.
Procurare alla vittima, ormai deceduta, una ferita del costato con una lancia romana, facendone uscire sangue e siero separati, non è assolutamente un esperimento facile da compiere. Altrettanto arduo sarebbe stato mantenere il cadavere avvolto nel lenzuolo per una trentina di ore impedendo il verificarsi del fenomeno putrefattivo, processo accelerato dopo decessi causati da un così alto numero di gravi traumi.
Un'altra difficoltà, ma non di minor peso, sarebbe stata quella di prevedere che da un cadavere si potesse ottenere un'immagine così ricca di particolari; infine, sarebbe impossibile togliere il corpo dal lenzuolo senza il minimo strappo o il più lieve spostamento che avrebbero alterato i contorni delle tracce di sangue. La realizzazione artificiale della Sindone è impossibile ancora oggi; a maggior ragione nel medio evo.
5. Perché la Sindone è il lenzuolo funerario di Cristo
C'è una perfetta coincidenza tra le narrazioni dei quattro Vangeli
sulla Passione di Cristo e quanto si osserva sulla Sindone, anche riguardo
ai particolari "personalizzati" del supplizio.
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Valutando con un calcolo di probabilità 100 affermazioni che sono state fatte pro o contro l'autenticità della Sindone, l'ingegnere Giulio Fanti, docente all'Università di Padova, ed Emanuela Marinelli hanno ottenuto questo risultato: è più probabile il fatto che esca lo stesso numero al gioco della roulette per 52 volte consecutive, piuttosto che la Sindone non sia il lenzuolo funebre di Gesù di Nazareth.
6. Indizi congrui con la tesi della Risurrezione
Il corpo dell'Uomo della Sindone non presenta il minimo segno di putrefazione; è rimasto avvolto nel lenzuolo per un tempo di 30-36 ore.
La formazione dell'immagine potrebbe essere spiegata con un effetto fotoradiante connesso alla Risurrezione.
Non c'è traccia di spostamento del lenzuolo sul corpo. È come se questo avesse perso all'improvviso il suo volume.
7. Obiezioni sulla datazione radiocarbonica della Sindone
La datazione è stata effettuata dai laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo. Il risultato, 1260-1390 d.C., è stato annunciato il 13/10/88 e pubblicato su Nature il 16/2/1989.
7.1 - Limiti del metodo e controindicazioni all'applicabilità alla Sindone
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7.2 - Perplessità sullo svolgimento dell'esame e sospetti sulla sua correttezza
Esclusione di alcuni laboratori a vantaggio di altri.
Eliminazione di uno dei due metodi di datazione con il C14.
Rifiuto della collaborazione con altri scienziati e della multidisciplinarità da parte dei tre laboratori prescelti con esclusione di tutta una serie di esami, fra cui l'indispensabile analisi chimica preliminare dei campioni da datare.
Scelta errata del sito di campionamento: da un unico punto e per di più da un angolo che è molto inquinato e può essere stato restaurato nel medio evo. Il chimico Alan Adler della Western Connecticut State University di Danbury (USA), membro della Commissione per la conservazione della Sindone, ha analizzato 15 fibre estratte dal campione sindonico usato per la datazione radiocarbonica. Dopo un confronto con 19 fibre provenienti da varie zone della Sindone, ha riscontrato sul campione usato per la radiodatazione un grado di inquinamento tale da poter dichiarare che esso non è rappresentativo dell'intero lenzuolo.
Non tornano i conti dei pesi e delle misure dei campioni sindonici: dai dati dichiarati essi pesano circa il doppio di quanto avrebbero dovuto.
Comportamento anomalo dei laboratori e cambiamenti di protocollo.
Farsa del test alla cieca.
Funzione dei campioni di controllo completamente vanificata dall'annuncio della loro età.
Acquisizione anomala e fuori protocollo di un campione aggiuntivo.
Manca un verbale delle operazioni di prelievo.
Obbligo della riservatezza infranto.
Per circa 30 anni i laboratori non hanno voluto far conoscere i dati primari dei loro esami e i protocolli completi del lavoro svolto.
Disomogeneità dei tre campioni: secondo il test statistico di Pearson sulla variabile χ² (chi quadro) esistono 957 probabilità su 1000 che la data radiocarbonica ottenuta non sia quella dell'intero lenzuolo.
Per il χ² pubblicato su Nature in riferimento alla Sindone (6,4) viene arbitrariamente attribuito il livello di significatività 5. Essendo invece la significatività 4,07, i valori ottenuti dai tre laboratori sono incompatibili tra loro e il risultato finale ufficialmente reso noto dai carbonisti perde di significato.
L'analisi statistica ha rafforzato i motivi contro la validità della datazione radiocarbonica della Sindone, suggerendo la presenza di gravi incongruenze tra le misurazioni grezze. I risultati, che sono compatibili con quelli precedentemente riportati da molti altri autori, suggeriscono fortemente che nei dati manca l'omogeneità. Le misurazioni effettuate dai tre laboratori sul campione della Sindone soffrono di una mancanza di precisione che pregiudica seriamente l'affidabilità dell’intervallo 95% 1260–1390 d.C. Le analisi statistiche, corroborate dal materiale estraneo rilevato dai laboratori, mostrano la necessità di una nuova datazione al radiocarbonio per calcolare un nuovo intervallo affidabile. Questo nuovo test richiede, in una ricerca interdisciplinare, un protocollo robusto. Senza questa rianalisi, non è possibile affermare che la datazione al radiocarbonio del 1988 offre ‘prove definitive’ che l'intervallo di età sia preciso e rappresentativo dell'intero tessuto (Archaeometry, 22 marzo 2019).
Sarebbe opportuno ripetere la datazione anche con altri metodi, come quello dell'analisi del grado di depolimerizzazione della cellulosa del lino. Essa va però inserita in un contesto multidisciplinare di altri esami, con controlli rigorosi di tutte le operazioni.
L'alta temperatura raggiunta durante l'incendio di Chambéry (la cassetta con la Sindone fu avvolta dalle fiamme nell'incendio del 4 dicembre 1532) può aver provocato scambi di isotopi che hanno portato ad un arricchimento di carbonio radioattivo, facendo risultare in proporzione più "giovane" il tessuto.
Alcuni batteri operanti sulla superficie del lino possono, attraverso la loro attività enzimatica, legare chimicamente gruppi alchilici alla cellulosa. Questi gruppi contengono carbonio derivato dall'ambiente locale. Anche quando i batteri vengono rimossi dalla pulizia, le modificazioni della cellulosa restano.
Va sottolineato che le trasformazioni del lino dovute all'incendio e all'azione microbica sono di natura chimica e non fisica: perciò i solventi e le tecniche di pulizia usati dai laboratori della radiodatazione, che rimuovono la contaminazione di tipo fisico, come la sporcizia, non rimuovono i gruppi contenenti carbonio che si sono aggiunti, perché questi gruppi formano legami chimici direttamente con le molecole della cellulosa stessa.
Leoncio Garza Valdés, ricercatore dell'Istituto di Microbiologia dell'Università di San Antonio (Texas) afferma di aver identificato, su un campione di Sindone fornitogli non ufficialmente da Giovanni Riggi, la presenza di un complesso biologico composto da funghi e batteri che ricopre come una patina i fili e non è eliminabile con i consueti trattamenti di pulizia. Esso perciò avrebbe falsato la datazione radiocarbonica.
7.4 Un rammendo del XVI secolo
A tre esperti tessili sono state sottoposte da Joe Marino e Sue Benford, indipendentemente e senza dire che erano della Sindone, una serie di fotografie di uno dei campioni prelevati nel 1988 per la datazione radiocarbonica e della parte rimasta che non fu utilizzata. Tutti e tre vi hanno riconosciuto una tessitura diversa da un lato. Secondo i calcoli della Beta Analytic, uno dei più grandi servizi di datazione radiocarbonica a livello mondiale, una mescolanza di 60% di materiale del 1500 con 40% di materiale del I secolo porterebbe ad una datazione del 1200. La proporzione di materiale più recente è stata valutata in base a quanto osservato dai tre esperti tessili.
Interessanti osservazioni sono state condotte da Raymond N. Rogers, un chimico in pensione del Los Alamos National Laboratory, New Mexico, USA, che ha fatto parte dello STURP (Shroud of Turin Research Project), il gruppo di scienziati americani che esaminò la Sindone nel 1978. Rogers disponeva di fibre di lino (di cui è composta la Sindone) provenienti sia dalla zona del prelievo per l’analisi radiocarbonica (dove fu fatto un precedente prelievo che fu esaminato dall’esperto tessile belga Gilbert Raes nel 1973), sia da altre parti della Sindone.
Le fibre del campione di Raes appaiono rivestite e impregnate da una sostanza amorfa giallo-bruna, il cui colore varia di intensità da una fibra all’altra. Le fibre provenienti dal resto della Sindone non presentano tale rivestimento. Nel campione di Raes sono state identificate fibrille di cotone del tipo Gossypium herbaceum, una antica varietà mediorientale. Nel resto della Sindone ce n’è solo qualche piccola traccia.
I fili di Raes, come quelli della tela d’Olanda (cucita come fodera dalle suore clarisse di Chambéry dopo l’incendio del 1532) e di lini moderni, hanno molta meno lignina nelle giunture di crescita rispetto alle fibre del resto della Sindone. Sono state trovate, nel campione di Raes, tracce di alizarina (radice di robbia) su cristalli di calcite e legate ad ossido idrato di alluminio, probabile residuo di un mordente (allume). Una mistura di mordenti e alizarina può produrre la tonalità di giallo desiderata. Queste incrostazioni non si attaccano al lino mentre ricoprono molto il cotone. Quest’ultimo, dunque, può essere stato aggiunto per rendere possibile la colorazione, in modo da rendere più facile il confronto di colore con il resto della Sindone. All’interno, il centro del filo di cotone colorato appare chiaro, quindi il liquido usato era viscoso e fu applicato spalmandolo. Prima della colorazione, i fili furono trattati con amido. Il rivestimento delle fibre è quasi certamente una gomma vegetale gialla, molto probabilmente la gomma Arabica, usata diffusamente in passato per applicazioni tessili.
La differenza fra le fibrille del campione di Raes e quelle del resto della Sindone porta Rogers ad affermare che i campioni usati per la datazione radiocarbonica non sono rappresentativi della Sindone.
Rogers ha inoltre osservato una sovrapposizione nel centro di un filo del campione di Raes. Un filo più scuro è ritorto in un filo più grande e più chiaro. Si nota chiaramente una giuntura. Un “rammendo invisibile” era possibile nel XVI secolo con grande perizia. Già nel 1982 un filo del campione di Raes fu datato con il metodo radiocarbonico in California. Metà filo appariva coperto da amido. Il filo fu diviso a metà: la parte non inamidata risultò del 200 d.C., mentre la parte inamidata fornì una data del 1000 d.C.
Rogers ha affermato che un esame di datazione, che misura nel lino la scomparsa graduale di un composto, la vanillina, ha trovato che questa era presente nella zona analizzata nel 1988 ma non nella parte principale della Sindone. Egli ha affermato che anche le tele trovate con i rotoli del Mar Morto, che risalgono all’epoca di Cristo, non mostrano vanillina. Ha valutato che la Sindone potrebbe avere una qualsiasi età fra i 1.300 e i 3.000 anni.
7.5 - L'irradiamento
Tre ricercatori italiani, il prof. Mario Moroni, l'ing. Francesco Barbesino e il dott. Maurizio Bettinelli, hanno condotto importanti esperimenti su tele di una mummia egizia: tali campioni, irraggiati con un flusso neutronico e successivamente trattati termicamente simulando l'incendio di Chambéry, sono risultati alla datazione radiocarbonica più giovani di circa 1100 anni rispetto alla loro vera età.
Molto interessanti sono anche gli esperimenti del biofisico Jean-Baptiste Rinaudo, ricercatore di medicina nucleare a Montpellier. Secondo questo scienziato, l'ossidazione acida delle fibrille superficiali della Sindone nelle zone di immagine, l'informazione tridimensionale contenuta nella figura, la proiezione verticale dei punti si possono spiegare con un irradiamento di protoni che sarebbero stati emessi dal corpo, sotto l'effetto di un apporto di energia sconosciuta. Gli esperimenti condotti su tessuti di lino hanno portato a risultati confrontabili con la Sindone. Interessante il fatto che il successivo invecchiamento artificiale dei campioni rinforza le colorazioni delle ossidazioni ottenute. J.-B. Rinaudo ritiene che gli atomi coinvolti nel fenomeno siano quelli del Deuterio, presente nella materia organica: è l'elemento che ha bisogno della minore energia per estrarre un protone dal suo nucleo, che è formato da un protone e da un neutrone. È un nucleo stabile, quindi c'è stato bisogno di un apporto di energia per romperlo. I protoni prodotti avrebbero formato l'immagine, mentre i neutroni avrebbero irradiato il tessuto, con il conseguente arricchimento in C14 che avrebbe falsato la datazione.
Presso l’ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente) di Frascati (Roma) alcune stoffe di lino sono state irradiate con un laser ad eccimeri, un apparecchio che emette una radiazione ultravioletta ad alta intensità. I risultati, confrontati con l’immagine sindonica, mostrano interessanti analogie e confermano la possibilità che l’immagine sia stata provocata da una radiazione ultravioletta direzionale. Questi risultati sono compatibili con l'ipotesi di formazione dell’immagine dovuta ad un effetto corona, poiché l’effetto corona genera una radiazione ultravioletta. La colorazione del lino diventa più intensa con il trascorrere del tempo.
Un altro studio molto importante è stato condotto da un medico statunitense, August Accetta, il quale ha realizzato un esperimento su se stesso iniettandosi una soluzione di difosfato di metilene contenente tecnezio-99m, un isotopo radioattivo che decade rapidamente. Ogni atomo di tecnezio emette un unico raggio gamma che può essere registrato da una apposita apparecchiatura di rilevamento. L’obiettivo era quello di realizzare un’immagine provocata da una radiazione emessa da un corpo umano. Secondo il dott. Accetta, infatti, l’immagine sulla Sindone potrebbe essere stata causata dall’energia sprigionatasi all’interno del corpo di Cristo al momento della resurrezione. Le immagini ottenute sono molto simili a quelle che si osservano sulla Sindone e davvero questo esperimento arriva fin sulla soglia del mistero di quell’impronta che richiama il mistero centrale della fede.
7.6 - Tre nuove analisi
Tre nuove analisi, condotte dall’Ing. Giulio Fanti, professore associato di Misure Meccaniche e Termiche presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova, datano la Sindone all’epoca di Cristo.
Alcune fibre della reliquia sono state sottoposte a due datazioni chimiche, basate sulla spettroscopia vibrazionale.
L’idea di base è che il tempo degradi i polimeri delle fibre, modificandone la struttura chimica, cosicché le concentrazioni di certi gruppi di atomi, tipici della cellulosa, risultano variare con l’invecchiamento del campione, gruppi che la spettroscopia vibrazionale riesce a riconoscere e a contare.
Dopo la correzione di un effetto sistematico di 452 anni, dovuto all’incendio di Chambéry, la datazione della Sindone tramite analisi spettroscopica vibrazionale FT-IR (dall’inglese Fourier Transform InfraRed, Trasformata di Fourier all’InfraRosso) è risultata del 300 a.C. ±400 anni al livello di confidenza del 95%. L’analisi vibrazionale Raman ha fornito come datazione della Reliquia il valore di 200 a.C. ±500 anni, sempre al livello di confidenza del 95%. Entrambe le datazioni vibrazionali risultano compatibili con la data del I secolo d.C. in cui visse Gesù di Nazareth in Palestina.
Il terzo metodo di datazione è meccanico, frutto del lavoro svolto dall’Ing. Pierandrea Malfi per il conseguimento della laurea magistrale in Ingegneria Meccanica, sotto la supervisione di Fanti. Per condurre le prove sperimentali meccaniche sulle fibre di lino, è stata appositamente progettata e costruita una macchina di trazione per fibre tessili vegetali.
L’idea di base è in questo caso che la degradazione delle catene polimeriche delle fibre promossa dal tempo, andando a spezzarle e a mutare l’ordine con cui esse si dispongono reciprocamente nello spazio, sia in grado di modificarne le proprietà meccaniche al punto tale da sfruttare la proprietà a fini di datazione. In effetti, è risultato che cinque proprietà meccaniche variano in modo biunivoco con il tempo. La datazione meccanica multiparametrica ottenuta su questi cinque parametri significativi, combinati tra loro, ha portato a un’età della Reliquia del 400 d.C. ±400 anni al livello di confidenza del 95%.
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